Un filo sottile!
Cosa succede quando il filo che tiene le perle si spezza? Vi sembrerà strano ma arbitrare una partita di pallacanestro è come comporre una collana di perle, magari non tutte della stessa dimensione, ma comunque sferiche, satinate, preziose. Immaginate che le scelte arbitrali siano le perle: il filo sottile che le unisce è la coerenza perché le decisioni lineari rendono il gioco più fluido e godibile. Tutto deve essere bilanciato ed equilibrato: devono essere garantiti gli stessi diritti e doveri per tutti i protagonisti in campo, talvolta rimediando a qualche errore grazie alla tecnologia.
Cosa è successo: 2 bianco penetra verso canestro. 32rosa ormai battuto spinge sulla schiena di 2bianco proteso in volo verso canestro. Il difensore non ha alcuna possibilità di giocare il pallone e provoca un contatto che potrebbe anche essere pericoloso. 2bianco rischia un serio infortunio!
Cosa è successo: 1rosa spalle a canestro batte in uno contro uno 2bianco che superato cerca di fermare l’avversario come può. La manata sul braccio di 1rosa, senza alcuna possibilità di giocare la palla è ben distante dalla stessa
Cosa è successo: 19 bianco ruba palla e parte in palleggio. 12rosa con un movimento innaturale del corpo prova ad ostacolare l’avversario lanciato in contropiede. L’arbitro centro coglie l’illegalità del movimento e sanziona un fallo personale. Dopo aver consultato l’IRS per valutare meglio se trasformare il fallo personale in fallo antisportivo, la sanzione iniziale viene mantenuta.
Le variazioni alle regole in vigore dal primo ottobre consentono agli arbitri di valutare con l’IRS qualunque fallo personale di contatto per decidere se mantenere la sanzione applicata o effettuare un downgrade o un upgrade. Questo perché in velocità, coperti dai giocatori o lontano dalla palla, l’intensità di un contatto può essere di difficile valutazione, grazie anche alla teatralità dei giocatori.
Lo strumento è efficace quando viene utilizzato, ma perché questo accada con maggiore frequenza gli arbitri devono uscire dall’equazione revisione=fallimento! La scelta non è sempre consapevole spesso nasce dall’inconscio, dalla paura delle possibili reazioni dei protagonisti, da un eccesso di sicurezza o da una scarsa personalità. L’atteggiamento varia in relazione all’esperienza ed al pedigree dell’arbitro e a volte scelte precedenti possono condizionare quelle successive. Provate a pensare quanti compagni metterebbero in discussione la scelta di un “Big” e quanti “Big” mettono in discussione le scelte dei compagni più giovani. E’ chiaro che la capacità dei migliori deve essere al servizio della squadra, della partita e soprattutto del basket!
La sequenza di clip, rigorosamente in ordine cronologico, ci offre lo spunto per ragionare sulle dinamiche dei contatti e sulle scelte. E’ praticamente impossibile allenarsi sul campo alla lettura e valutazione dei falli antisportivi, perché la volontà di commettere apposta un fallo antisportivo renderebbe l’atto goffo e maldestro, con il rischio serio di far male a qualcuno. Sfatiamo un mito: un colpo sulla mano di un tiratore o una spinta a rimbalzo sono spesso contatti fatti con l’intenzione di far fallo, mentre i falli antisportivi sono spesso involontari o meglio dettati dalla “necessità” per il giocatore di fare qualcosa per fermare l’avversario! Chi interviene è sempre convinto di giocare la palla, anche se questa si trova lontana e “fisicamente” impossibile da giocare. I giocatori devono essere consapevoli del rischio di queste scelte tecniche, perché le probabilità di non pagare dazio sono minime. Gli arbitri devono essere umilmente consapevoli di avere uno strumento che può ridurre notevolmente la percentuale di errore.
Le nostre clip non vogliono essere una moviola sulle scelte arbitrali, ma una palestra per riflettere, capire, conoscere! Vogliamo solo mettere a disposizione del materiale a chi ha voglia di mettersi in discussione, creandosi bagaglio tecnico e d’esperienza. Purtroppo lo strumento televisivo è spesso impietoso: tanto è facile vedere gli errori altrui, altrettanto è difficile vedere e digerire i propri. Se nelle zone grigie diventa accettabile modificare una decisione, è molto più complicato gestire la visione di un evidente errore! Ed una volta ingoiato il rospo, quali sono le ripercussioni psicologiche sulle scelte successive? Quanto si spostano gli equilibri ed il limite della fiducia all’interno di una terna? Capite bene che non è solo la tecnica o la conoscenza del gioco a fare la differenza! Ma torniamo alla nostra palestra.
Nella prima clip il contatto del difensore, ormai superato, non è particolarmente intenso, ma sicuramente 32rosa non prova nemmeno a giocare la palla. La piccola spinta sulla schiena non impedisce all’attaccante di eseguire un tiro fuori equilibrio, ma il vero effetto è sulla ricaduta, dove 2bianco rischia veramente di farsi male. Il regolamento comunque non prevede che la gravità di un fallo sia legata alle conseguenze, ma solo al gesto tecnico. Il fischio arriva dall’arbitro coda, a circa 6/7 metri dal contatto, con un angolo di visuale sufficiente a percepire che 2bianco ha subito fallo ma non a fare una chiara lettura del contatto. Un aiuto dovrebbe arrivare dal centro, posizionato a circa 6 metri e con un angolo di visuale decisamente migliore, per rendersi conto che il contatto provocato da 32rosa è falloso e rientra nei criteri di un fallo antisportivo. Dal fatto che non arrivi un fischio possiamo ipotizzare che abbia valutato il contatto come ininfluente. Questo non lo spinge ad un confronto con il compagno per suggerire un controllo IRS che porterebbe ad un necessario upgrade del fallo da personale ad antisportivo.
Nella seconda clip 1rosa in pivot basso, con una partenza reverse legale, si libera del difensore, superandolo con le gambe e con la schiena; 2bianco cerca di fermarlo con una gran manata sull’avanbraccio destro; pur essendo il braccio destro a portare la palla, in questa giocata il difensore non ha nessuna possibilità tecnica di giocare la palla, soprattutto senza usare le gambe per spostarsi verso l’avversario. Solo la scelta arbitrale di assegnare un fallo personale e di non utilizzare l’IRS “salvano” il difensore dalla sanzione più pesante. Si nota il suggerimento/richiesta di due giocatori rosa che comunque non viene colto. Non arriva aiuto del coda che comunque non ha un angolo favorevole perché dietro le spalle dei giocatori e abbastanza lontano.
La terza clip è la chiusura del cerchio, pardon della collana: il movimento del 12rosa è chiaramente un tentativo di ostruzione fisica alla transizione impostata dal 19bianco. Il contatto è più uno scivolare di magliette che un impatto reale, dove 19bianco aggiunge un pizzico di teatralità sbracciando nel superare l’avversario. A rivedere il replay, la fluidità del movimento dell’attaccante non sembra particolarmente intaccata dal contatto e questo porterebbe a propendere per una situazione da “no call”. La visione delle immagini probabilmente consiglia la stessa scelta agli arbitri che decidono di mantenere la decisione iniziale*.
Curiosità: in una situazione analoga potrebbe accadere che l’arbitro immediatamente dopo il fischio, rendendosi conto di aver fischiato un contatto non avvenuto, ritorni sulla sua decisione, cancellando il fallo e restituendo la palla alla squadra bianca, per una nuova rimessa in zona di difesa con 24″ sul display dei 24″ (Interruzione del gioco da parte di un arbitro non imputabile a nessuna delle due squadre). Andando a vedere l’IRS questa possibilità invece viene esclusa dalla interpretazione FIBA 46-11*: se dopo aver fischiato un fallo ed essere incerti sulla classificazione del fallo, gli arbitri andando a vedere l’IRS si accorgono che il fallo non è avvenuto, non possono cancellarlo.
Conclusione: se la lettura delle giocate in campo è tridimensionale e la profondità gioca un ruolo fondamentale nelle letture, oggi l’arbitro deve avere anche una grande capacità di lettura delle immagini bidimensionali visibili sullo schermo. Al video i riferimenti sono sicuramente diversi: grande aiuto può venire dalle righe del campo utili per determinare le distanze tra i cilindri e il movimento dei giocatori sul campo (grazie a queste abbiamo misurato con buona approssimazione le distanze degli arbitri nella clip 2); dal body language e dalle posture assunte dai giocatori; dal punto in cui avviene il contatto, dalle traiettorie di scivolamento difensivo (a volte anche gli adesivi pubblicitari aiutano adeterminare traiettorie certe); dal come finisce la giocata dopo un fallo, dopo un tiro, dopo un contatto. Nel guardare le immagini non bisogna focalizzarsi solo sul pallone e i giocatori nelle immediate vicinanze, perché spesso le cose accadono in periferia o intorno al campo. Importantissimo uno sguardo ai cronometri (se le immagini non li inquadrano direttamente a volte si possono vedere riflessi nel tabellone opposto).
Il nostro sogno? Vedere collane sempre più belle tenute insieme da “coerenza e consistenza” come amava dire il Maestro Nini’ Ardito.